E’ stata inaugurata lo scorso sabato 10 maggio ad Alghero la Mostra fotografica multimediale Il Sapere serve solo per darlo in ricordo di don Lorenzo Milani e l’esperienza della Scuola di Barbiana.
Nelle parole della presidente diocesana dell’Azione Cattolica, prof.ssa Giovanna Casu, tutta la gioia di ospitare questo importante e significativo evento nella nostra diocesi e un caloroso ringraziamento alle associazioni e agli enti che hanno fattivamente collaborato per l’organizzazione e la promozione dell’iniziativa (Caritas e Centro Educazione alla pace e alla mondialità, Progetto Culturale e Biblioteca del Seminario, Associazione Un’Isola, Società Umanitaria), oltre al Comune di Alghero che l’ha patrocinata.
La mostra, che non vuole essere solo una memoria celebrativa a poco più di 40 anni dalla morte di Don Milani e dalla pubblicazione di “Lettera a una professoressa”, di una esperienza di scuola unica, irripetibile per le caratteristiche storiche e sociali in cui ha avuto luogo, si propone soprattutto come una provocazione in grado di parlarci ancora.
Il merito storico di don Milani è quello di aver individuato il proprio ruolo, che aveva come obiettivo il riscatto sociale e politico di quei ragazzi: l’acquisizione degli strumenti culturali era ad esso semplicemente funzionale.
“Don Milani – come ha detto Giovanna Casu ad introduzione dell’incontro – anticipò il ’68 su un aspetto principale: la scuola non andava concepita come settore stagno della civiltà e della vita, ma ad essa doveva rapportarsi in un insieme organico. Nella sua esperienza egli ha riconciliato scuola e politica, come partecipazione ai problemi della comunità. La sua vita è un insegnamento di fatto: continui richiami all’uguaglianza, alla dignità e alla giustizia”.
Il nostro Vescovo Mons. Giacomo Lanzetti ha sottolineato come le tre sezioni della mostra illustrino molto bene le principali direzioni di una testimonianza, quella di don Milani, che può essere definita profetica: gli ultimi, la parola, la cittadinanza.
“Don Milani – ha proseguito il Vescovo nel suo intervento, in apertura della mostra – è stato un profeta. Pur proveniente da una famiglia atea, ha preferito l’istituzione della Chiesa, come prete, per lavorare. Partendo dagli ultimi non li ha presi in giro, ma ha dato loro la possibilità di costruirsi una prospettiva di vita. Aveva maturato questa certezza: l’ignoranza impedisce una vita veramente umana, oltre che una formazione religiosa.
Egli ha dunque raccontato la sua esperienza di Dio in mezzo agli uomini. Come lui siamo tutti chiamati ad essere profeti, a dire come oggi nella vita lasciamo tracce della nostra esperienza di fede”.
Per l’assessore del Comune di Alghero Giuseppe Sanna la frase “‘I care” divenuta simbolo della Scuola di Barbiana, non solo è il contrario del motto fascista “me ne frego”, ma contrasta fortemente con l’indifferenza odierna, indifferenza che ci trova impreparati a cogliere i bisogni e le necessità di chi ci sta accanto; questo non solo nella scuola che comunque deve garantire pari opportunità di presentazione dei giovani nella società e l’opportunità di sentirsi tutti liberi e uguali.
L’invito è quindi a non essere indifferenti, qualsiasi livello di responsabilità si abbia, affinché si possa costruire una società che non sia fondata sul “me ne frego”, ma dove tutti si sentano impegnati e partecipi, con diverse opportunità, a partire dalla scuola, dalla conoscenza e dalla cultura che permettono un livello di consapevole “corresponsabilizzazione” e co-partecipazione.
A conclusione di questo momento inaugurale, la giornalista Venere Rosati, a nome del comitato organizzatore, ha illustrato la struttura della mostra, allestita nei locali del Cavall Marì dove i pannelli hanno trovato respiro nella suddivisione delle tre sezioni Barbiana e gli Ultimi, Barbiana e la Parola, Barbiana e la Costituzione.
Si tratta di tre temi di grandissima attualità, che riflettono le scelte educative di don Lorenzo portando alla ribalta le rivendicazioni del celebre libro Lettera a una professoressa, con cui l’esperienza della Scuola ottenne fama internazionale.
La mostra rappresenta un ragguardevole contributo al dibattito culturale in atto, ma soprattutto innesca una riflessione sulla scelta dei poveri, il dovere di un’eguaglianza da garantire, il ruolo primario del Sapere nella formazione della Persona, il servizio dell’impegno civile a cui è chiamato ciascun cittadino, su cui dovremmo ancora riflettere.