L’Agenzia delle Entrate ha recentemente pubblicato i risultati del 5 per relativi allo scorso anno: in 6.300 hanno firmato a favore della Fondazione Apostolicam Actuositatem, ovvero all’Azione Cattolica Italiana. Come verranno utilizzati i fondi? Ne parla a Segno l’Amministratore nazionale, Vincenzo Serra.
L’Agenzia delle Entrate ha recentemente pubblicato i risultati del 5 per mille (la legge italiana consente ai contribuenti di destinare una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di interesse sociale) relativi allo scorso anno che i soci e gli amici dell’Azione cattolica hanno devoluto all’associazione per mezzo della fondazione Apostolicam Actuositatem.
Segno ne parla con Vincenzo Serra, amministratore nazionale dell’Ac.
Qual’è il risultato ottenuto con il 5 per mille e come lo valuta rispetto alle attese?
Abbiamo ricevuto 6.300 firme a favore della fondazione Apostolicam Actuositatem. Non ci eravamo prefissato aspettative particolari, sia perché la questione costituiva una novità assoluta per le dichiarazioni dei redditi del 2006, sia per l’argomento di non immediata comprensione, e per la facile confusione con l’8 per mille, che sempre invitiamo a firmare in favore della Chiesa cattolica. Possiamo ritenerci soddisfatti anche considerate le numerose sollecitazioni giunte a livello locale da altri enti no profit “vicini” all’Ac.
Perché il socio di Ac dovrebbe devolvere il 5 per mille e privilegiare l’Azione cattolica e non invece rispondere a sollecitazioni di altre realtà territorialmente più vicine o che hanno una maggiore immediatezza di messaggi soprattutto sul versante sociale?
È vero, altre realtà hanno dei settori di intervento che in modo più diretto riescono ad arrivare per così dire “al cuore della gente”. D’altro canto in Ac riteniamo che è solo partendo da una ricerca di Dio e del Vangelo nel quotidiano e in ogni dimensione relazionale e personale dell’individuo e in ogni sua età che si può giungere a costruire intorno a se stessi un mondo migliore: dunque pensiamo e impostiamo il lavoro dell’associazione affinché lo sforzo del cambiamento vero parta da dentro. Siamo una scuola di formazione permanente della coscienza cristiana. E a chi ritiene che quest’esigenza sia superata rispondiamo che invece la vera sfida oggi è ascoltare la voce di Dio nella routine del proprio quotidiano.
Quali sono le potenzialità del 5 per mille per l’Ac?
Il Centro nazionale è il centro propulsore delle attività dell’associazione e vive delle quote derivanti dalle tessere di iscrizione. Se avesse altre risorse economiche, avrebbe la possibilità di organizzare e finanziare più appuntamenti, più eventi e attività di incontro con le realtà associative diocesane e parrocchiali, avrebbe occasione di far conoscere con più efficacia i messaggi e la missione dell’Associazione per la chiesa e la società civile e, perché no, sperare di incrementare il numero degli iscritti.
Anche se ancora non si conosce l’ammontare della cifra, in quali attività pensa che verrà impiegata?
Tutte le nostre energie e i nostri sforzi sono concentrati sull’anno associativo 2007-2008. Sarà un anno particolarmente importante, per la ricorrenza del 140° e per il cammino assembleare che si concluderà con la XIII Assemblea nazionale, in concomitanza con il pellegrinaggio nazionale a San Pietro in cui verranno proclamati beati alcuni laici di Ac.
Rispondiamo una curiosità che alcuni nostri lettori hanno manifestato: come mai l’Ac non riceve direttamente il 5 per mille?
L’Azione cattolica è inquadrata giuridicamente nella categoria delle “associazioni non riconosciute” e quindi non è contemplata nella fattispecie previste dalla Finanziaria dello scorso anno: la fondazione Apostolicam Actuositatem invece sì. Quest’anno, però, dall’ultima legge Finanziaria sono state escluse le fondazioni e infatti abbiamo chiesto che i nostri soci firmassero in favore dell’Istituto Paolo VI per la storia dell’Azione cattolica e del Movimento cattolico in Italia che è annoverato tra gli istituti scientifici speciali riconosciuti dal ministero dell’Università e ricerca scientifica.
Stefania Macchitella