Il Mieac e l’Istituto “Giuseppe Lazzati”, in vista delle prossime elezioni politiche, lanciano un appello per ribadire con forza come proprio dalla sfera educativa “debba venire un forte impegno per una rigenerazione della democrazia, creando le condizioni per una cittadinanza attiva”, che sappia ricostruire “il tessuto sociale, nel segno della pace, della giustizia, della solidarietà”.
Con l’iniziativa si intende sollecitare i partiti politici a dotarsi di “codici etici di autoregolazione secondo i quali si stabiliscano regole, valori, obiettivi sui quali selezionare le candidature e gli incarichi politici, e verificare la volontà di una seria lotta alla criminalità organizzata”.
Richiamando, dunque, l’urgenza del momento storico e ricordando come sia responsabilità di tutti quella di lavorare per costruire insieme la casa comune, Mieac ed Istituto “G. Lazzati” invocano la necessità di una “partecipazione informata, consapevole ed attiva al voto”, al fine di ridare significato alla pratica democratica, vissuta spesso in maniera episodica.
Roma, 25 febbraio 2006
Educare la democrazia.
Una riflessione in vista delle prossime consultazioni elettorali
La società contemporanea è attraversata da grandi processi di cambiamento che stanno investendo i sistemi valoriali, i riferimenti etici, le istituzioni e gli stessi rapporti tra cittadini e potere politico. Le democrazie, come modalità e strumento di partecipazione responsabile dei cittadini alle scelte che interessano il vivere sociale, manifestano i segni di una profonda crisi che ormai si sta prolungando da molto tempo e che non sembra avviarsi verso una possibile conclusione.
I segni di questa lunga transizione si avvertono, anche con maggiore evidenza, nel nostro Paese: è presente, infatti, un disagio diffuso che deriva dalla constatazione che la democrazia si riduce gradualmente ad un sistema di regole e di procedure, ma privo di anima, perché sempre più svuotato di valori condivisi e del necessario riferimento al bene comune.
A fronte dell’affermazione del diritto di tutti a decidere del proprio futuro e del destino della comunità, sulla base dell’esercizio effettivo della cittadinanza, si verifica – come osserva Z. Bauman – “la crescente incapacità di agire politicamente, una fuga massiccia dalla politica e dalla cittadinanza responsabile”.
Vi è una crisi, dunque, della cittadinanza che è speculare alla crisi della politica, come impegno di tutti per la costruzione della casa comune. La diffusione di una concezione utilitaristica e privatistica dello stato mostra chiaramente che si è indebolito il senso delle istituzioni e della legalità.
Questo sguardo alla complessa situazione contemporanea, sul piano politico, spinge a cogliere la portata più ampia della sfida che si pone agli educatori: nel nostro Paese occorre metter mano ad una democrazia “educata”, cioè reale, sentita, partecipata. E ciò dal punto di vista educativo significa “educare la democrazia”, cioè creare occasioni, riflessioni, itinerari, luoghi… che – a partire da una riflessione sui meccanismi democratici e sulla loro rispondenza alla democrazia sostanziale – aiutino i giovani e gli adulti a partecipare in modo consapevole e responsabile, secondo l’etica del bene comune, ai processi decisionali e alle scelte che determinano la vita del nostro Paese.
Percorsi grazie ai quali si incrocino l’educazione alla legalità ‘dal basso’ con quella ‘dall’alto’: i cittadini – cioè – ritrovano il gusto della cittadinanza, del senso civico, assieme alla riscoperta da parte dei politici e amministratori della grande valenza socio-educativa che rivestono il loro compito e il loro impegno.
In sintesi, “educare la democrazia, per una democrazia educata” è la prospettiva più squisitamente politica dell’impegno educativo.
Una prospettiva che non deve sembrare estranea ai compiti di un educatore cristiano. Infatti, vivere i valori evangelici e un’autentica spiritualità laicale vuol dire assumere i travagli e le speranze del proprio tempo. Senza temere, nella fede, nella speranza e nella carità di Cristo, di solcare le correnti contraddittorie e ‘pericolose’ di una storia che deve rimanere aperta alla speranza del Regno. In questo senso, educare è innestare nel presente il futuro di Dio: allargando lo sguardo, ampliando i propri campi di intervento, collaborando con tutti coloro che operano per l’autentica crescita di ogni uomo. Fermarsi al limitare della sfera individuale sarebbe un’omissione.
Tutto ciò, nel concreto, significa: collegare virtuosamente educazione, democrazia, legalità e sviluppo; ridare vigore e dignità alla dimensione etica della politica; riscoprire forme adeguate di attuazione dei diritti e dei doveri richiesti da una società policentrica e multietnica; ideare nel territorio adeguati strumenti di partecipazione e cooperazione; recuperare insieme il giusto senso della comunità e del bene comune. Cose che, nell’ambito più specifico dell’azione politica, si traducono in alcuni valori fondamentali: la centralità della persona, l’attenzione alle fasce deboli, una economia a servizio della crescita di tutti, la politica come servizio, la partecipazione alle scelte come metodo.
In questa prospettiva, si può auspicare che il destino del Paese venga affidato a persone che abbiano alcune caratteristiche: statura morale, capacità di comprendere i bisogni, contatto con la gente, correttezza e trasparenza nella richiesta del consenso e nella provenienza dei finanziamenti necessari.
In tal senso, è importante che dal mondo dell’educazione giunga un pressante appello ai partiti politici affinché si dotino di codici etici di autoregolazione secondo i quali (prima e a prescindere dal giudizio penale) si stabiliscano regole, valori, obiettivi sui quali selezionare le candidature e gli incarichi politici, verificare la volontà di una seria lotta alla criminalità organizzata, valutare comportamenti e sistemi di relazione con ambienti mafiosi, al di là dalla loro valenza penale.
Non può, infine, mancare un appello alla partecipazione informata, consapevole e attiva al voto. Perché ciò possa avvenire occorre che la campagna elettorale fuoriesca dalla sterile contrapposizione e dia ampio spazio al dibattito sui problemi reali del Paese. Programmi, contenuti, scelte e metodo di coinvolgimento degli elettori non sono aspetti da sottovalutare. Costituiscono l’ossatura per un corretto e costruttivo confronto e per accostare le nuove generazioni alla partecipazione democratica e costruire insieme un futuro di pace, di giustizia e di sviluppo per tutti.