L’avvocato argentino Silvia Monica Correale seguirà la causa di beatificazione del cardinale vietnamita Van Thuan, su richiesta della Santa Sede.
Silvia ha presentato, nel campo scuola estivo per Giovanissimi di Ghilarza, la vita di alcuni Santi dell’AC, testimoni dello spirito associativo.
È la prima volta per una donna, per lo più laica. La postulatrice: “È un atto di fiducia verso il genio femminile”.
Un vero e proprio primato. Appena due mesi fa, il cardinale Tarcisio Bertone aveva promesso maggiore spazio per le donne nella Chiesa. Ieri, è arrivato un segnale significativo: la nomina di una donna laica come postulatrice del processo di beatificazione del cardinale vietnamita Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, testimone luminoso della fede, anche nella prigionia durata 13 anni nelle carceri del regime comunista.
La scelta è caduta sull’avvocato argentino Silvia Monica Correale, membro dell’Azione Cattolica. Dottore in diritto canonico alla Lateranense e procuratore della Rota romana, è già stata postulatrice di numerose cause di beatificazione, dei Martiri di Valencia e di Pietro Tarres, di Luisa Piccarreta e di Armida Barelli, passando per l’architetto spagnolo, Antoni Gaudì. Incarichi ricevuti da diocesi o congregazioni religiose, ma nel caso del cardinale Van Thuan, la nomina arriva direttamente dalla Santa Sede, esattamente dal Pontificio consiglio Giustizia e Pace (diretto per molti anni dallo stesso cardinale vietnamita). La prima volta in assoluto per un laico e per una donna. “Sono stata contattata qualche giorno fa e mi è stato chiesto se ero disponibile”, racconta l’avvocato Correale. “Ho accettato e vivo questa esperienza da credente, come un aspetto del progetto di Dio su di me: la accolgo con grande gioia e anche come un atto di fiducia della Santa Sede verso le donne e quel genio femminile di cui parlava Giovanni Paolo II”.
Con la nomina del postulatore, inizia la fase preliminare del processo, in vista dell’apertura ufficiale a Roma, luogo della morte del cardinale, avvenuta il 16 settembre del 2005. “Non sappiamo ancora la data precisa della cerimonia, – spiega la Correale – al momento stiamo stilando l’elenco dei testi, per poi raccogliere gli scritti e le carte private del cardinale”. Con il processo diocesano saranno poi valutati eventuali miracoli (ci sono già alcune segnalazioni) e soprattutto, saranno ascoltati i testimoni che racconteranno i particolari della vita e della fede del cardinale. Con tutta probabilità, l’attenzione si concentrerà anche su un episodio particolare: la conversione dei carcerieri del porporato.
“C’è una lettera inviata da uno di loro al cardinale pochi mesi prima che morisse ; – continua la postulatrice – questa persona ringrazia Van Thuan per avergli fatto scoprire Cristo, attraverso il suo esempio, e dice di aver lasciato il lavoro in carcere per avere una vita più degna”. Ma cosa significa per un credente, misurarsi con figure diverse, legate dalla stessa esperienza di santità? Silvia Correale risponde sicura: “In questo sono figlia del pontificato di Giovanni Paolo II che aveva fatto delle canonizzazioni una sorta di pastorale per la Chiesa. Al di là delle procedure canoniche, quindi, per me essere postulatrice è creare intorno ad ogni causa una comunità di fede. Lo farò anche questa volta insieme alla Curia romana. Non so se sarò all’altezza, ma so che il Signore mi aiuta”.
La nostra Associazione Diocesana coglie l’occasione per rinnovare il suo “Grazie!” a Silvia per l’importante presenza nel camposcuola Giovanissimi e augura alla sua amica un buon lavoro, illuminato dalla forza della fede e dalla potenza dello Spirito Santo.
da korazym.org – Matteo Spicuglia