Pubblichiamo di seguito l’omelia di Mons. Antonio Vacca, in occasione della festa di S.Michele, patrono di Alghero.
Sono certo che tutti siamo qui perchè abbiamo voluto dare risposta all’invito dello Spirito per celebrare la festa dell’Arcangelo San Michele: vivere sinceramente la festa del Patrono della Comunità manifesta la convinzione che non solo apparteniamo alla Chiesa, ma siamo la Chiesa, il popolo, la famiglia di Dio.
In forza del battesimo siamo tutti Chiesa di Dio, sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli laici. È opportuno ricordare quanto Pio XII affermava in un suo discorso del 1946, quindi molto prima del Concilio, discorso citato da Giovanni Paolo II nella “Christifideles laici” e poi nel catechismo della Chiesa cattolica: “I fedeli laici si trovano nella linea più avanzata della vita della chiesa, grazie a loro, la Chiesa è principio vitale della società”.
Per questo essi devono avere una coscienza sempre più chiara non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, cioè la comunità dei fedeli sulla terra sotto la guida del Papa e dei Vescovi in comunione con lui. I laici sono la Chiesa. Siamo tutti Chiesa e tutti saluto come credenti in Cristo, consapevoli della nostra grande dignità, come figli di Dio, tutti partecipi della stessa vita divina.
Tuttavia, attento ai diversi ruoli nella vita della società, saluto insieme con i sacerdoti le autorità civili e militari e particolarmente i rappresentanti della Polizia di Stato che hanno in S. Michele Arcangelo il loro patrono. Essi nella preghiera così lo invocano: “S. Michele Arcangelo, nostro celeste patrono, che hai vinto gli spiriti ribelli, nemici della verità e della giustizia, rendici forti e generosi nella riverenza e nell’adesione alla legge del Signore”.
È una preghiera che dice il nostro impegno di vincere il male, di aderire pienamente alla volontà del Signore per poi indicare ad ogni fratello Gesù Salvatore perchè ogni uomo sia salvo. Vogliamo vivere la vita cristiana con sincerità e generosità, vogliamo essere cristiani credibili e con opere concrete poter ridare speranza all’uomo preoccupato e stanco.
Vogliamo far nostro il messaggio del prossimo convegno ecclesiale di Verona: “Testimoni del Risorto, Speranza del mondo”. Invito alla speranza, pur consapevoli di trovarci tra tanti fratelli disperati per motivi che tutti conosciamo: guerre (una statistica parla di trenta focolai di guerra nel mondo), terrorismo internazionale, il ripetersi, anche nel nostro territorio, di atti di intimidazione e di violenza.
La perdita sempre più diffusa di valori, lo sfascio della famiglia, la povertà, spesso conseguenza della disoccupazione, minacciano di spegnere la debole fiamma della speranza. Tuttavia noi vogliamo credere in un avvenire dove l’uomo possa ritornare ad essere consapevole delle sue capacità, sostenuto da Cristo, per poter costruire una convivenza umana, secondo i disegni di Dio, dignitosa e serena, attraverso il lavoro, anche faticoso, e la solidarietà di ogni uomo, cittadino del mondo.
Dobbiamo alimentare la vera speranza che è dono di Dio: S. Michele, gli Angeli, i Santi ci indicano l’eternità.
Il cristiano deve indicare l’eterno, ma proponendosi come pellegrino, impegnato nella vita terrena ma sempre in una vita che conduce alla salvezza
Abbiamo scelto questa via e possiamo e dobbiamo indicarla agli altri. Vogliamo essere costruttori di una nuova comunità. Vogliamo aprirci alla luce della Parola di Dio che mantiene viva la nostra fede e comunicare il Vangelo, indicando i doni e di Dio e denunciando con coraggio la violazione delle sue leggi.Dobbiamo impegnarci perchè ogni battezzato eserciti la sua funzione profetica di annuncio nell’ambito della propria famiglia, del proprio lavoro, della propria professione. Occorre evangelizzare le famiglie, perchè vivano alla luce del Vangelo” Ma bisogna anche operare. La Fede senza le opere è morta. Può indebolirsi anche andando spesso in Chiesa, quando le celebrazioni e la preghiera non diventano vita. Quando ci ripieghiamo su noi stessi, senza essere attenti ed aperti ai bisogni concreti delle persone che spesso possono abitare nella stessa via, nello stesso condominio.Dobbiamo invece proporci come luogo vitale in cui poter realizzare un incontro di persone che abbia il sapore del comune sincero impegno di poter dare conforto ai bisogni dell’uomo. Occorre che le nostre comunità, Sacerdoti, fedeli laici, cambino stile. Rischiamo di perdere quella caratteristica essenziale della Chiesa che è la missionarietà. Dobbiamo cercare l’uomo che si trova, nelle sue situazioni, spesso di sofferenza, paralizzato da problemi drammatici. Dobbiamo diventare credibili facendoci carico dei problemi dell’uomo, anche invocando soluzioni, così come Gesù Redentore si è fatto carico dei problemi dell’umanità.Dobbiamo però convertirci ad una mentalità che propone come dovere l’occuparsi della città, sentirsi “uomini politici” nel vero senso di uomini che collaborano per una vita dignitosa della Città e dei cittadini. Potremo così sconfiggere l’egoismo, l’odio, la vendetta, l’accumulo di ricchezze senza giusta finalità, per far risplendere la luce della solidarietà, della condivisione, del perdono. Rafforzeremo la speranza di poter costruire un futuro migliore, con il contributo di tutti. Ci confortano tante espressioni di volontariato esistenti nella Chiesa, nella Chiesa che è in Sardegna, nella nostra Diocesi e nella nostra Città dove vivo è l’entusiasmo di tanti giovani e adulti impegnati nei problemi sociali, per dare risposte ai bisogni delle famiglie.Questa azione, nei confronti delle gravi necessità sociali, certamente apprezzata per l’impegno umanitario, non deve perdere di vista quello che è il cuore, il focolare, il fuoco da cui nasce il nostro operare, cioè Cristo Risorto, l’amore di Gesù Salvatore. È l’amore di Dio che ci spinge.Maria, Madre del Divino Amore, ci sostenga in questa nostra missione. Ci sorrida anche quando la croce diventa pesante. Ce la faccia sentire leggera, rafforzando la gioia di avere noi scelto la via della croce che è la via della Redenzione, la via della Salvezza.
Questa Santa Messa è anche occasione per rinnovare l’annuncio dato stamattina a una piccola rappresentanza della Diocesi. Circa quattro mesi fa ho dovuto dare le dimissioni per motivi di salute. Le diedi con sofferenza ma con sincerità: non riuscivo più ad adempiere la missione di Vescovo, sempre impegnativa, che richiede anche una buona salute. Oggi il Santo Padre ha nominato Vescovo di questa carissima Chiesa di Alghero – Bosa S. Ecc. Mons. Giacomo Lanzetti, sino ad oggi Vescovo Ausiliare di Torino. Al Santo Padre il nostro grazie per il dono. A Mons. Lanzetti il nostro pensiero, la nostra preghiera, la disponibilità di tutta la Chiesa di Alghero – Bosa a collaborare con lui per annunziare e vivere il Vangelo di Cristo. È anche occasione per esprimervi comunitariamente il mio saluto che non vuole essere l’addio di chi si allontana per sempre, ma l’arrivederci di chi desidera altre occasioni di incontro.
Sono trascorsi oltre 13 anni; dalla sera del 9 maggio 1993 ho cominciato a conoscervi e ad amarvi come la mia famiglia spirituale. In questi tredici anni ho cercato di amarvi con tutte le mie forze
Non ho avuto altra preoccupazione che non fosse il vostro bene. Conosco le vostre Chiese per averle frequentate più volte e celebrato all’altare dove parroci e sacerdoti rendono presente con il signore il proprio Vescovo.
Ho cercato di condividere tristezze e difficoltà della vostra vita, sofferenze della convivenza pastorale. Ho sempre avuto il desiderio di essere utile alla comunità diocesana, pur nei tanti limiti e nelle deficienze del mio ministero episcopale. Per tutte le omissioni, mentre mi affido alla misericordia di Dio, chiedo perdono anche a voi.
Sono venuto in mezzo a voi per predicare il Vangelo, come primo e fondamentale impegno del Vescovo, insistendo insieme ai Sacerdoti e ai laici impegnati a trovare iniziative perché il Vangelo fosse sempre più conosciuto e vissuto nelle singole famiglie, nelle singole comunità, perché la Diocesi e le Parrocchie diventassero famiglia di Dio, famiglia di famiglie.
Sono venuto per servire: come colui che serve, per servire il Signore e la sua Chiesa; anche il motto episcopale di Mons. Lanzetti: sincero corde servire, è in linea con il mio: si tratta di servire la vita, servire l’amore, servire la libertà, servire la pace. Siamo per la vita, custodi di ogni vita. Siamo per l’amore, operatori di carità. Siamo per la libertà, testimoni della vera libertà: quella dei figli di Dio. Siamo per la pace, non per la guerra: costruttori di serena convivenza sociale.
Certo è un cammino lungo, ma insieme ai cari Sacerdoti, ai Religiosi e Religiose, ai Fedeli Laici un piccolo tratto l’abbiamo fatto, sostenuti dalla grazia di Dio, per intercessione della Vergine di Valverde, di S. Michele Arcangelo e dei Santi Emilio e Priamo.
Continuate in questo cammino con il nuovo Vescovo. L’ho sentito ieri per telefono e stamattina ho letto un suo messaggio che potrete leggere e meditare in “Dialogo”. Mentre vi chiedo di ricordarmi nelle vostre preghiere, vi assicuro le mie. Continuerò e celebrare la Messa della Domenica per tutta la Comunità diocesana unendomi a tutti voi nel ricordare il Vescovo Giacomo, Pastore e Padre nella fede di tutti i diocesani per i quali assicura già da oggi la sua completa dedizione.
Ed infine lasciate che esprima il sentimento che manterrò sempre nel cuore, quello della gratitudine.
Grazie ai Sacerdoti, ai diaconi, ai Religiosi e alle Religiose, ai seminaristi, alle autorità civili e militari, a tutto il popolo di Dio per quello che mi avete dato, per la collaborazione che mi avete offerto, per l’affetto con cui mi avete accompagnato. Grazie! Dio vi ricompensi, intercedente la Vergine Maria e i Santi protettori.
+ Mons. Antonio Vacca