A Roma lo scorso fine settimana circa duecento tra assistenti e responsabili diocesani a confronto sulla preparazione di educatori e animatori. Tema su cui è stato aperto un neonato Laboratorio nazionale.
Un laboratorio permanente della formazione in cui vengono pensati e sperimentati i contenuti e le prassi della «nuova evangelizzazione». Questo il progetto avviato nello scorso fine settimana dall’Azione cattolica italiana, in un convegno tenutosi a Roma al quale hanno partecipato circa 200 tra assistenti e responsabili provenienti dalle diocesi.
Nella tre giorni di studio sono stati presentati i primi risultati di una Commissione nazionale cui è stato affidato il compito di tradurre e attuare le indicazioni del testo base «Perché sia formato Cristo in voi», che richiede ora l’accompagnamento di processi territoriali solidi, in cui nodo cruciale diventa la «formazione dei formatori». Per questo motivo il neonato Laboratorio nazionale avrà soprattutto il compito di sostenere, con riflessioni e strumenti, laboratori diocesani in grado di mettere a punto progetti «ad hoc» per le esigenze di educatori ed animatori parrocchiali. Un obiettivo ambizioso, che mira a riqualificare il vissuto associativo di base e ad avere ricadute significative sul tessuto ecclesiale e sociale.
Direttore del gruppo nazionale di lavoro è il pedagogista Pierpaolo Triani, docente presso l’Università cattolica del Sacro Cuore, che ha illustrato nel dettaglio la scelta di metodo del «laboratorio». «Il laboratorio – specifica l’esperto – è il luogo in cui confluiscono esperienza e riflessione». Nell’ambito di una associazione ecclesiale formata da laici, dunque, e di un tema così delicato come quello della formazione cristiana delle coscienze, esso non indica solo una modalità con cui «si insegna e si apprende», ma soprattutto «un metodo strutturato per attuare una riflessione partecipata, un luogo dove si “pensa la formazione”». Tre gli obiettivi indicati da Triani: «innalzare la qualità della proposta, accrescere nell’Ac e nella Chiesa la velocità di risposta alle sfide del tempo, aumentare il grado d’incisività sulla realtà».
Tanto il livello nazionale quanto quello locale sono chiamati a confrontarsi sul campo dei contenuti, della sperimentazione e dell’approfondimento. In particolare negli ultimi due possono prendere quota azioni di evangelizzazione innovative affiancate anche dalla definizione di figure educative specifiche in ambito culturale, sociale, spirituale e liturgico. L’area dell’approfondimento, inoltre, si propone come terreno di confronto non solo sulle tematiche tradizionali dell’associazione, come l’etica politica, ma anche su discipline centrali come la biologia e l’economia, su cui Triani sottolinea una «carenza di competenza» dei laici.
Particolarmente caro per l’associazione nata nel 1868 il tema dell’innovazione. «Non dobbiamo correre il rischio – sottolinea Triani – di confondere l’essenziale con il nuovo modo di presentarlo», specificando poi che anche la «tradizione» necessita di una «costante vivificazione». Contenuti, questi, tutti presenti nel primo «quaderno» a disposizione dei responsabili, intitolato significativamente «Nel cantiere della formazione».
Parole d’incoraggiamento per il lavoro da svolgere sono giunte dall’assistente ecclesiastico generale dell’Ac, il vescovo Francesco Lambiasi, che ha ringraziato l’associazione a nome dell’episcopato italiano e ha ricordato come «questo momento storico richieda una evangelizzazione fatta dai laici». Dal presidente nazionale Luigi Alici arriva invece la conferma di un percorso più ampio di rinnovamento: «Stiamo lavorando anche ai nuovi itinerari formativi per ragazzi, giovani e adulti». Per rafforzare – specifica –, quella «esemplarità formativa» riconosciuta dai vescovi nel documento che scandisce gli orientamenti della Chiesa in questo decennio.
Marco Iasevoli – Avvenire