Ci siamo. Il IV Convegno Ecclesiale, grazia e responsabilità per tutta la Chiesa italiana, è ormai alle porte.
I 2700 delegati si troveranno insieme a Verona per interrogarsi sul nuovo profilo della testimonianza cristiana in un mondo che cambia, e sulla vera radice della speranza che può accompagnare il mondo alla soglia di cieli nuovi e terra nuova. L’Azione Cattolica si è particolarmente impegnata nella preparazione al Convegno, con un’opera capillare di riflessione e discernimento; ha promosso, proprio a Verona, un Incontro nazionale (“Di-segni di speranza”, 29.IV-1.V); ha messo a punto, attraverso una elaborazione condivisa, in una forma esemplare di “sinodalità associativa”, il proprio contributo (“Volti e segni di speranza”), integrato da un approfondimento specifico, curato dal Movimento Lavoratori. L’ultima parte di questo contributo segnala alcuni obiettivi prioritari, rispetto ai quali il laicato cattolico può essere protagonista di una vera “svolta nella testimonianza”: la centralità della formazione; il ruolo specifico della famiglia nella comunicazione della fede e nel servizio alla vita; il primato del bene comune come presupposto per “ri-amare” la città; la coltivazione di una fede in grado di alimentare una cultura rinnovata, in dialogo con altre culture; un nuovo slancio missionario, capace di ricondurre alla ordinarietà della vita tutti i percorsi straordinari di primo annuncio.
A Verona la Chiesa italiana ascolterà la parola di Benedetto XVI e si misurerà con le nuove frontiere della evangelizzazione (la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità, la tradizione, la cittadinanza). Soprattutto ci si dovrà misurare con la recezione degli orientamenti pastorali “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, sulla base di una verifica che sappia coniugare discernimento culturale e progettualità pastorale, l’orizzonte complesso e sfuggente in cui si plasmano le forme del pensare e del vivere, e insieme le scelte urgenti e concrete che dovranno anteporre alla routine della catechesi la freschezza di una evangelizzazione veramente nuova.
Questa sintesi, difficile e necessaria, potrà realizzarsi ad alcune condizioni. Anzitutto la testimonianza cristiana è chiamata ad ospitare in forme appassionanti e contagiose l’integralità del mistero cristiano, che riconcilia, nella sequela del Risorto, tempo ed eternità, fedeltà alla terra e voglia di paradiso; la speranza attesta precisamente un’eccedenza di futuro che trasfigura la vita del testimone. In secondo luogo l’incontro di cultura e pastorale domanda una rinnovata mediazione formativa, capace di accompagnare le giovani generazioni in un cammino di crescita metodico ed esigente, non abbandonato all’estemporaneità di iniziative intermittenti e sporadiche. Infine, una pastorale centrata sull’essenziale dovrà riconsiderare una certa frammentazione interna, che spesso impedisce di riconoscere il volto comunionale della Chiesa, burocratizzando, più che valorizzando, i cammini del laicato organizzato; nella diversità integrata di carismi e ministeri, tutto il popolo di Dio dev’essere testimone del Risorto, speranza del mondo, imparando ad armonizzare le dissonanze e a ritrovare la passione della sinfonia.
Luigi Alici