Convegno a Bosa sul lavoro dipendente e indipendente.
Il 12 aprile Bosa ha ospitato il Convegno “il lavoro che c’è e si crea”, organizzato nell’ambito del Progetto Policoro. Già su queste pagine avevamo parlato di un intervento più ampio che, nelle intenzioni, doveva coinvolgere l’intera zona, al fine di creare un certo dibattito culturale.
Il bilancio è sicuramente positivo.
Lo è nelle promesse, non disattese, di un’iniziativa “concreta”, in piena rispondenza alle esigenze dei giovani, e meno giovani, della zona. Soprattutto il convegno ha risposto a questa esigenza: durante i lavori, coordinati dal responsabile diocesano dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro, dott. Podda, i rappresentati di SviluppoItalia Sardegna e dell’Agenzia Regionale del Lavoro hanno presentato in maniera tecnica e concreta gli strumenti legislativi in tema di creazione d’impresa e di inserimento nel mondo del lavoro dipendente, consegnato il relativo materiale informativo e, soprattutto, non deluso chi voleva sapere cosa si può fare e non un bel dibattito sulla mancanza di lavoro.
È positivo anche nei numeri, dei soggetti coinvolti e dei partecipanti, stante l’esigenza di mettere in rete i vari soggetti che a più livelli sono impegnati nel mondo del lavoro, dell’associazionismo o che, semplicemente, sono punto di riferimento per la comunità. Se l’obiettivo è creare dibattito culturale, è allora significativo che per l’iniziativa siano stati coinvolti il Comune di Bosa, l’Azione Cattolica diocesana (che ha promosso a più livelli, a Bosa e non solo, il convegno del 12, dove ha assicurato una sua cospicua presenza), SviluppoItalia Sardegna e l’Agenzia Regionale del Lavoro (sul versante “dei contenuti”), le parrocchie, il Seminario, Radio Planargia, gli istituti superiori (quindi gli studenti, i presidi e gli insegnanti).
Quanto ai giovani coinvolti, come Animatori abbiamo incontrato circa 120 studenti incontrati, cui si aggiungono i circa 100 partecipanti al convegno.
L’idea è ora di “trasportare” la stessa iniziativa a Macomer, coinvolgendo la città (nei più vari livelli) e l’intera zona.
In ultimo, un ringraziamento che si aggiunge a quelli, sottintesi, ai soggetti sopra citati e che diventa esplicito perché sua è stata l’idea dell’intera iniziativa: a mons. Spada, che a febbraio ci chiamò per dirci “che cosa ne pensate di fare qualcosa a Bosa? Magari coinvolgendo anche il Comune e le scuole?”.
Gabriele Pisanu e Giuseppe Patta